Piracy Shield: CCIA Denuncia i Rischi del Blocco IPTV “All’Italiana”

Closeup electronic circuit board
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⚠️ Piracy Shield: CCIA Denuncia i Rischi del Blocco IPTV “All’Italiana”

Il sistema Piracy Shield, ideato per combattere la pirateria IPTV in Italia, continua a far discutere. Dopo oltre un anno dalla sua attivazione, la CCIA (Computer & Communications Industry Association) — che rappresenta giganti come Google, Amazon, Apple, Meta e Cloudflare — lancia un allarme: “Il sistema è opaco, poco trasparente e rischia di violare libertà fondamentali.”


🔍 Cos’è Piracy Shield?

Piracy Shield è una piattaforma nata nel 2024 per contrastare i contenuti pirata, in particolare le IPTV illegali. In teoria, dovrebbe bloccare rapidamente l’accesso a siti che trasmettono eventi sportivi e contenuti audiovisivi senza licenza.

📌 Ma in pratica?

  • I risultati sono modesti: i siti pirata continuano a funzionare.

  • Gli errori tecnici sono frequenti: bloccati per sbaglio anche servizi legittimi come Cloudflare e Google Drive.


🧠 Le Preoccupazioni della CCIA

Secondo la CCIA, Piracy Shield minaccia la libertà d’impresa e d’espressione.
Ecco i principali problemi sollevati:

🔒 Nessuna trasparenza tecnica

Il sistema è gestito da un gruppo ristretto e il comitato tecnico è accessibile solo su invito. Non sono disponibili specifiche pubbliche né log di funzionamento.

⏱️ Ordini di blocco in 30 minuti

Le autorità possono ordinare un blocco in soli 30 minuti, senza adeguate garanzie legali o possibilità di ricorso tempestivo.

💻 Interventi troppo generici

Il sistema applica un blocco di rete, ma non interviene sulle vere fonti dei contenuti pirata, risultando facilmente aggirabile.


📜 Le Contestazioni della CCIA agli Articoli del Regolamento AGCOM

📌 Art. 8, comma 3

Dà ad AGCOM poteri per rimuovere contenuti da server fuori dall’Italia, ma senza specifica base giuridica nel Digital Services Act (DSA).

📌 Art. 9

Non vengono garantiti i requisiti minimi del DSA:

  • motivazioni legali

  • indicazione chiara dei contenuti

  • spiegazione del motivo della rimozione

  • diritto al ricorso

📌 Art. 10

Prevede solo 5 giorni per contestare un blocco e impone un limite di 30 minuti per eseguirlo. La CCIA lo considera irrealistico e contrario ai principi del giusto processo.


🛑 I Limiti del Blocco a Livello Rete

La CCIA sottolinea come Piracy Shield:

  • ❌ Non colpisca i veri responsabili (host e distributori di contenuti illeciti)

  • ❌ Si basi su una logica “reattiva” invece che preventiva

  • ❌ Generi false segnalazioni e danni a servizi legittimi


💡 Le Proposte della CCIA

La soluzione, secondo la CCIA, non è accelerare i blocchi a tutti i costi, ma:

  1. 🎯 Agire alla fonte, cioè colpire chi distribuisce i contenuti illegali

  2. 🔍 Introdurre più trasparenza, con documentazione pubblica e verificabile

  3. ⚖️ Rispetto delle regole europee, in particolare del DSA

  4. 💬 Avviare un dialogo pubblico con tecnici, aziende e utenti


🤝 Confronto Aperto o Scontro Totale?

Da una parte c’è AGCOM, che vuole strumenti rapidi e potenti per fermare la pirateria.
Dall’altra, la CCIA, che difende i principi di libertà, giusto processo e trasparenza.

🛠️ Senza un vero confronto costruttivo, la lotta alla pirateria rischia di fallire… o peggio, di danneggiare chi rispetta le regole.


🎯 Conclusioni

Piracy Shield nasce con buone intenzioni, ma l’approccio attuale solleva troppe perplessità.
Se non verranno introdotti correttivi, rischia di diventare un sistema inefficace e pericoloso per la libertà digitale.

🔎 Hai un’opinione su Piracy Shield? Pensi sia una soluzione utile o un rischio per la libertà online? Diccelo nei commenti! 💬

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